Emozione, sud protagonista e il carisma di Sophia Loren ne “La vita davanti a sè”

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Il film è sicuramente lei: il magnetismo degli occhi che, anche quando gli anni passano, resta come una firma, quel quid che ritrovi solo nei grandi. Sophia Loren è il film, è la luce e il mistero di una piccola storia, è la dolcezza trattenuta, è il ricordo, è la mano che unisce due solitudini. Ma “La vita davanti a sè” (da ieri su Netflix e ispirato all’omonimo romanzo di Romain Gary, già al centro della versione cinematografica del 1977) è anche – in certi momenti soprattutto – il piccolo protagonista, interpretato da Ibrahima Gueye, un volto espressivo che maschera con la durezza la sofferenza e che si scioglie in lacrime quando comprende che da soli non si è nessuno. Questo film è il talento incredibile – e finalmente pienamente valorizzato anche dal cinema – di Renato Carpentieri; è Bari, che incarna una non precisata città mediterranea, che incarna il mediterraneo stesso, l’essenza multiculturale, il moderno e i vicoli antichi, il borgo e il vicinato che tentano di infrangere la solitudine. E’ il regista Edoardo Ponti, che mostra di saper filmare questo sud facendone parte del racconto: uno stile nella ripresa che sicuramente attinge anche dalla lezione americana, ma che si fonde con l’utilizzo del paesaggio ed il modo di raccontare che è proprio della tradizione italiana. Tra zoom, campi lunghi, dissolvenze e prospettive inedite, ci porta con naturalezza, con una sincera semplicità dentro il film: intendendo la semplicità nel suo significato più autentico, non semplificazione, non banalità, ma far arrivare la complessità a tutti, renderla naturale pur nelle sue tante sfumature. Come questa storia di incontri che superano i pregiudizi, di affetti visibili senza bisogno di essere esplicitati, di vite che non sono mai perdute: senza gridare al capolavoro, un film fatto di piccoli tocchi riflette forse una necessità dell’anima, un’umanità ancora esistente, un ritrovarsi, attraverso uno sguardo, tra storie e vissuti. E sì, Sophia Loren l’Oscar lo merita, forse anche solo per questo sguardo.