“Il territorio come metafora”: presentato al Torino Film Festival il film di Alessandro Grande, “Regina”, girato in Calabria

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Una Calabria diversa, “distante da quella che vediamo solitamente nei film ambientati nel territorio”, afferma il moderatore della conferenza stampa del film “Regina”, di Alessandro Grande, regista calabrese che ha voluto girare proprio nella sua terra il suo primo lungometraggio, unico film italiano in concorso al Torino Film Festival, accolto con grandi consensi.

Un territorio metaforico, il territorio, dunque, come fonte di linguaggio cinematografico. “Mi è venuto spontaneo ambientare una storia lontana dallo stereotipo sole, mare, case incomplete – ha dichiarato il regista in conferenza stampa – Ho pensato che fosse l’occasione giusta per farlo raccontando la mia montagna, che si unisce ai personaggi: all’inizio c’è questo sole pallido che identifica il loro rapporto, più unito; man mano che entriamo nel dramma, il clima è molto più rigido, molto più freddo. Il clima, insomma, come metafora dei personaggi”. E “quei territori – aggiunge dopo – mi appartengono, ho amato sempre più la montagna rispetto al mare, qui trascorrevo le vacanze”.

Parla ancora del territorio, Alessandro Grande, durante la conferenza, rispondendo a chi evidenzia il fatto di “aver raffigurato questi paesaggi bellissimi, immacolati, questi laghi e poi il contrasto con ciò che è il racconto della piccola malavita”: “l’idea alla base era lasciare sullo sfondo una parte un po’ più negativa, una parte lontana, e stare il più possibile con i personaggi, con questo paesaggio. Quando si ambienta la storia in un luogo, da quel luogo si devono cogliere diversi aspetti, non solo la bellezza scenica; le cose negative le ho volute lasciare sullo sfondo, perchè non sono importanti per questa storia”.

Sempre Calabria anche nella musica, con un cameo di Brunori Sas: Grande racconta il loro primo colloquio, imitando il cantautore che gli risponde di non potere partecipare al film, perchè lui è di Cosenza e Grande di Catanzaro! “Ma naturalmente – aggiunge il regista – l’ho subito convinto. Dario è un personaggio importante per il nostro territorio, la Calabria ha bisogno di questi artisti e di portare un messaggio in Italia, e grazie a lui arriva. Mi sembrava carino accompagnare la fine del film con un suo cameo. Mi sarebbe piaciuto moltissimo poterlo “sfruttare” di più, perchè secondo me lui funziona molto bene nel cinema, ma la storia andava in altre direzioni”.