Presentato il film “Gramsci 44″

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Una fotografia che diventa stile di racconto; l’unione di documentario e fiction (nel senso di “finzione cinematografica”); il racconto di una storia poco nota: sono gli elementi portanti di “Gramsci 44″, il film realizzato dal regista reggino Emiliano Barbucci, per la Ram Film e presentato, dopo la prima di Palermo, al Multisala Lumiere di Reggio Calabria.

Gramsci locandinaUna storia poco nota, dicevamo: quella che Barbucci, casualmente, scoprì qualche anno fa a Ustica. Qui venne confinato Gramsci durante il fascismo: e qui il ricordo della sua permanenza sull’isola, durata 44 giorni, è ancora molto vivo. Perchè Gramsci qui ha lasciato un segno molto forte, quello della cultura: la cultura, la conoscenza, furono per lui gli strumenti cui aggrapparsi per continuare a vivere e ad essere libero. La cultura come libertà: da qui, la necessità non solo di proseguire nel proprio percorso di conoscenza, ma anche di offrire questa conoscenza ad altri, a partire dagli abitanti dell’isola; e da qui la creazione di quella “Scuola dei confinati”, con cui riuscì a sconfiggere l’analfabetismo in quel luogo. Una storia ricca di echi moderni, di una valenza universale, che Barbucci, coadiuvato nella scrittura da Emanuele Milasi, descrive unendo il racconto documentaristico degli isolani – magari ragazzini all’epoca o figli di coloro che conobbero Gramsci e impararono a leggere e scrivere grazie a lui – o di chi perpetua la memoria di quanto realizzato, alla finzione, ovvero al racconto filmico dell’arrivo e del periodo di confino di Gramsci sull’isola. Un incontro tra passato e presente che sembra concretizzarsi sullo schermo con naturalezza, con le immagini dell’isola a fare da trait d’union, scorrendo quelle odierne sulla voce dello stesso intellettuale e deputato comunista, il cui ruolo è rivestito, con il consueto magnetismo e profondità, da Peppino Mazzotta, che fornisce l’ ennesima grande prova d’attore. Mazzotta dà un apporto importante al progetto, così come la fotografia di Daniele Ciprì: un modo di guardare al territorio, di farlo diventare linguaggio del racconto stesso, e dunque protagonista, che è alla base di quel modo di intendere il rapporto tra cinema e territorio che sudsigira.it evidenzia ormai da tempo.