“Un posto al sole”: vent’anni tra creatività, industria e sviluppo
Tutto ebbe inizio da qui: la prima soap opera italiana; la prima produzione che riusciva ad unire industria ed arte; la prima serie ad avere affrontato, con un tono popolare – che non vuol dire facile o banale, ma che riesce ad arrivare a tutti – temi importanti, che hanno aperto anche un dibattito su scala nazionale; la prima serie ad avere proposto il sud, Napoli, come protagonista e non semplice sfondo; la prima serie tv che ha dato il “la” ai tour nei luoghi in cui è girata, il cosiddetto cineturismo. E, soprattutto in virtù degli ultimi due primati, non poteva aver inizio che da qui anche il lavoro che ha portato alla scrittura di “Un set a sud”, “Sud, si gira”, e poi alla creazione del portale su cui state leggendo questo articolo.
Insomma, anche la ricerca condotta dalla sottoscritta sul rinnovato rapporto tra cinema, tv e sud, ha avuto inizio da qui: da “Un posto al sole”, la serie tv interamente made in Italy, che oggi festeggia i suoi primi vent’anni. Una serie che, alla luce di quanto scritto, ma anche di tanto altro ancora, non può essere definita come una “semplice” soap, non può essere etichettata in maniera riduttiva (ammesso che “soap” sia un termine riduttivo…): perchè la sua valenza va al di là di una definizione; è ancora più importante, sia a livello artistico, che di storia della tv, che produttivo, che di riflesso sulla città e sul rapporto rinnovato tra città e produzione televisiva e cinematografica. Che da qui è effettivamente ripartita, per poi coinvolgere tutto il sud: e che nella successiva “La squadra” ha trovato ulteriore sviluppo, a dimostrazione di una innovazione, tecnica e visiva, che dal sud può nascere ed essere esportata.
“Un posto al sole” è stato ed è tuttora simbolo di molti percorsi televisivi che hanno fatto scuola, dunque: molto più di quanto si pensi o di quanto sia stato evidenziato. La produzione, innanzitutto, come si diceva: con il Centro tv di Napoli che ha così ritrovato nuova vita, che è diventato luogo in cui si è creato un lavoro artistico – ma anche industriale – stabile; il modello è certamente quello delle soap americane, a livello produttivo, di lavoro quotidiano, continuato, la prima esperienza di lunga serialità realizzata in Italia. Ma con un “sapore” prettamente nostro, con un racconto che è calato nella nostra realtà, con uno stile che sa unire l’aspetto più leggero (nel senso più nobile del termine, quello che si ispira alla commedia classica, che in questi luoghi affonda le proprie radici), divertente, alle tematiche sociali, al dramma, Raccontando la vita, insomma. E soprattutto, approcciandosi in modo differente – rispetto a quanto realizzato fino a quel momento – alla città, alla “napoletanità”, descritta, raccontata, vissuta sul piccolo schermo in maniera forse più autentica rispetto al passato, mai folkloristica, ma vera, appunto. Il “locale” diventa, così, “globale”: ovvero, non si racconta solo Napoli, o i problemi del sud, ma le storie che riguardano tutti, in particolare quelle dei giovani. Napoli diventa, grazie ad “Un posto al sole”, paradigmatica di ciò che accade nel Paese, nel bene – con l’accoglienza ai migranti, con la creatività dei giovani, con il coraggio e l’impegno delle diverse professionalità, ecc. – e negli aspetti di criticità; diviene specchio di un Paese che, attraverso un linguaggio televisivo che non è mai banale, bensì sempre molto curato, riesce a riflettere la quotidianità degli spettatori. Che sono tanti, affezionati ad un prodotto che si dimostra vicino a loro, ma anche ad un mondo che cambia, affrontando temi importanti, a volte non facili, sin dall’inizio aprendo dibattiti e polemiche e mostrando così di avere un ruolo ed una funzione che va al di là di un puro strumento di intrattenimento televisivo.
Produzione, tematiche, ma non solo: da questa soap, tra l’altro, sono passati registi e autori importanti, affermati attori teatrali (tra cui alcuni che hanno lavorato con Eduardo de Filippo), ma pure giovani interpreti che sono diventati tra i più acclamati della nuova generazione e tante guest star che hanno partecipato anche ad una sola puntata. E poi l’innovazione: le riprese in esterna, una novità per le soap; le versioni estive del programma; adesso anche l’idea di una puntata in diretta, come qualche volta avviene anche negli Stati Uniti. E il cineturismo, nato qui con i tour nei luoghi in cui viene realizzata la serie: una fonte di indotto, insieme alla formazione e utilizzo di maestranze locali.
Insomma, una serie tv che è molto più di una serie tv: un case study, un esempio di sinergia tra creatività e industria, di sviluppo che nasce dal sud, e tanto altro ancora. Non a caso, un successo che dura da vent’anni.